Nagiglio Grande Pallavicino
Nota: il materiale qui pubblicato è ripreso dal sito del Consorzio Irrigazioni Cremonesi per la gentile concessione dell'ing. Stefano Loffi
Il Naviglio Grande Pallavicino è il più significativo tra i navigli che scorrono nel territorio di Cumignano, quello che attraversa il paese e quello da cui riceve la specificazione nel nome.
Le origini
La nobilissima famiglia dei Marchesi Pallavicino, per irrigare i suoi vasti possessi nel territorio della bassa bergamasca (zona di Calcio) e del Cremonese, aveva voluto, sino dal XV secolo, di estrarre dal fiume Oglio un ragguardevole corpo d'acqua.
Già a quei tempi la roggia Pumenenga, che estraeva acqua dal fiume Oglio superiormente al villaggio di Pumenengo e si estendeva sino a Castelletto Barbò, e il Marchese Galeazzo I° Pallavicino, figlio del Marchese Pallavicino de' Pallavicini, aveva diritto su queste acque come marito di Margherita Sforza Visconti, unica erede di Tristano, fratello di Francesco I° Duca di Milano, che a lui portò in dote beni che possedeva nella provincia della Calciana colle ragioni d'acqua da estrarsi da detta roggia come da istromento 28 gennaio 1484.
Queste queste ragioni provenivano da acquisti fatti dal Conte Tristano dalle famiglie Groppelli e Covi, che con i Barbò erano succedute a Regina Della Scala moglie di Bernabò Visconti, Signore di Milano, per acquisto come da istromento 18 agosto 1382, confermato da Bernabò il 24 luglio 1385.
In forza dei suddetti diritti il Marchese Galeazzo I°, nell'anno 1505, incominciò ad ampliare l'alveo e la bocca della roggia Pumenenga, introducendo in essa dall'Oglio un ragguardevole corpo d'acqua e la chiamò Naviglio; quest'opera venne confermata dai reggenti della città di Cremona, che vantava diritto sul fiume Oglio per privilegio di Ludovico il Bavaro, con istromento 29 gennaio 1514 rogato Sfondrati e Scazzola ne fece concessione al Marchese Galeazzo I° e successori, col patto di dare e mantenere once 18 di acqua per uso e comodo di detta città, e che in caso di vendita del Naviglio dovesse essa avere prelazione col ribasso del cinque per cento e con proibizione di oltrepassare colla condotta delle acque la strada da Cremona a Piadena per timore che in casi di piena avessero ad arrecare danni ai fondi della provincia inferiore.
La contesa con la città di Brescia
Nel 1516 la città di Brescia, dopo essere diventata dominio della Repubblica Veneta, facendo valere il diritto di cui era investita dal dominio sul fiume Oglio, concessogli nel 1307 dall'imperatore Corrado II° e confermato colla pace di Costanza del 1183, insisteva perché fossero rimosse le novità, ed il Pallavicino domandava di essere assolto, adducendo essere comune il fiume ai domini veneto e milanese. questione che si era più volte agitata, specialmente allorché tanto Cremona che Brescia erano soggette ai Visconti, signori di Milano.
Il Duca d' Urbino, Governatore Generale dell'esercito veneto, tutore del Marchese Adalberto Pallavicino, superstite del defunto Galeazzo I°, ed il principe Sforza, amico dei veneziani, interposero i loro uffici onde fosse decisa la contesa, in seguito a che la Deputazione della città di Brescia acconsentì alla formazione del Naviglio e con istromento 20 giugno 1525 (rogito Costantino Cavaci notaio in Brescia) fu accordata l'estrazione di 35 quadretti bresciani d'acqua dal fiume Oglio, misurabili sulla soglia del ponte detto 'delle campagne' in territorio di Pumenengo, inferiormente alle estrazioni Barbò, del mulino di Pumenengo, del maglio e torchio d'ollio di ragione Barbò, per l'irrigazione delle basse d'Oglio e per roteggio del mulino e torchio di Torre Pallavicina alle basse.
Furono riservati inoltre alla città di Brescia, immuni da qualunque peso, quadretti bresciani 2 e ½, che vennero ridotti poi a 2 con transazione e conferma della suddetta concessione 15 luglio 1534 rogito Gerolamo Coradelli di Brescia, da estrarsi a suo piacere nel territorio cremonese e che vennero, infatti, estratti dalla sponda sinistra del Naviglio, poco superiormente a Casalbuttano, mediante una bocca che chiamasi Conta-Quistra-Opranda, che venne in origine accordata in beneficio delle Monache di Santa Giulia con istromento 14 luglio 1534 e, per successivi trapassi, pervenne in proprietà agli Oprandi di Cremona ed alla Abbazia di Quistro da cui trae il suo nome la bocca Conta-Quistra-Opranda.
Gli ampliamenti del XVI secolo
Il Marchese Adalberto continuò nelle opere intorno al Naviglio, allungandone il corso, ed acquistò inoltre altri cavi, cioè la Calciana, la Marchesina, fatta da sorgenti ed il Naviglietto di Calcio nell'estendere il corso del Naviglio approfittò dell'alveo di altre rogge, ed il trattato di agrimensura dell'ingegnere Gallosio riferisce, citando l'istromento d'inventario degli eredi del Marchese Adalberto rogito Comenduno nel 1571, che venisse occupato un cavo di sortilizie chiamato filibbera di ragione Barbò, Strada, Ospitale di Cremona, Ponzoni e Maroni, il quale aveva principio ad Isengo e scorreva presso Ticengo, Cumignano e Castelletto Barbò, in compenso della quale occupazione si obbligò di contribuire ai detti comproprietari once 16 d'acqua, oltre due altre vendutegli che furono fissate estrarsi 4 colla bocca Filibberino dalla Geronda; 4 dalla Filibbera Brugnana, ed 8 unitamente alle due vendute colla bocca Filibbera parimenti alla Geronda altro dei cavi del Condominio Pallavicino.
Nel 1553 aggiunse al Naviglio le acque di ragione del sig. Bartolomeo Da Rio e Consorti della Cortesana e Gallarana, detta dei Cavalcabò, con obbligo di dare ad essi once 24 al partitore della roggia Cortesana alla strada di Bordolano; col 7 marzo 1550, rogito Carpano di Milano, fece acquisto dai Barbò della roggia Pumenenga, colla riserva del mulino di Pumenengo e delle acque per l'irrigazione dei loro beni per once 84, perché quantunque di questa roggia si fosse fatto il Naviglio non avevano i Barbò ceduta la ragione che consisteva in once 120 che non si comprendono nei quadretti bresciani 35 (vedi anche istromento rogito Tiburio Cavana notaio in Crema 3 novembre 1704 col quale Gio Giorgio e Giacomo Manfredo rilevano ½ e 1/12 del Naviglio quale porzione del fidecommesso di Adalberto pervenuto a Quintilla e Francesca Pallavicino).
Le dispute
I Pallavicino ebbero a sostenere in varie epoche molte liti a difesa del Naviglio, delle quali le più lunghe e dispendiose furono causate dalla pubblicazione del censo nel 1760 e dalle straordinarie siccità; da queste però ne derivarono buoni effetti, cioè la modellazione delle bocche che non poté mai prima effettuarsi, il regolare sistema nel quale si pose il Naviglio mediante le grida concesse dal Regio Governo per l'osservanza degli antichi diritti; l'aumento del prezzo d'affitto dell'acqua non mai alterato per quasi due secoli di L. 114 per oncia, portato dalle L. 240 alle L. 270 (nel 1533 il prezzo di affitto di un'oncia d'acqua era di L. 50 mentre intorno al 805 si giunge sino a L. 700 - trattasi di Lire milanesi).
Costituzione del Consorzio
Nel 1883 la famiglia Pallavicino cedette la proprietà dell'intera rete irrigua al Consorzio Irrigazioni Cremonesi, assieme ai documenti. L'Atto Costitutivo del Consorzio è datato 26 marzo 1883, notaio dottor Giovanni Fezzi di Cremona. Il Consorzio era formato all'epoca da cinquantanove Comuni che sottoscrissero quote di partecipazione economiche dette carature.
Le opere del Consorzio
Nel 1901 (dopo il Regio decreto 3 marzo 1901 che dichiarava la Pubblica Utilità dell'opera) veniva avviata lungo il Naviglio Pallavicino la costruzione delle centrali idroelettriche di Rezza e Mirabello, migliorando il corso del canale e costruendo il canale d'allacciamento Naviglio Grande-Ciria Nuova a Mirabello.
Le centraline idroelettriche furono smantellate negli anni 1947-1949. Nel 1940 il canone alla città di Brescia di L. 1122,54 venne affrancato con atto 12 marzo 1940 n. 946/653 dr. Luigi Metalli, notaio in Lumezzane.
Nel 1963 si iniziò la costruzione della nuova opera di presa circa 30 metri a valle dello sghiaiatore; si costruì solo il taglione mediante pali trivellati di diametro 50 cm accostati ed affondati per circa sei metri; poi si dovette sospendere per mancanza di fondi.
Nel 1970 la società Tre Fontane chiese di poter utilizzare le acque del Naviglio Grande e del Naviglietto di calcio per attivare un moderno impianto di troticoltura da costruirsi tra l'incile del Naviglio e la confluenza in esso del Naviglietto. Per poter consentire la realizzazione di tale impianto e la contemporanea regolazione delle acque principalmente per le esigenze irrigue ma anche per quelle della troticoltura fu ritenute necessario costruire una nuova presa e la controchiavica. D'altro canto il Consorzio aveva già da tempo divisato di riformare la presa del Naviglio allo scopo, in via principale, di poter derivare tutta la competenza del fiume senza dover costruire il sovrasoglio sulla traversa (fonte, questo, di spese e noie; e contrasti col proprietario su sponda sinistra). Per ottenere quanto voluto dal Consorzio bisognava abbassare il fondo del Naviglietto e rettificarne la livelletta. Nel progetto della riforma della presa del Grande il Consorzio aveva prevista, per le sue esigenze, la costruzione di un modellatore a risalto (che sarebbe dovuto essere controllato dal Consorzio dell'Oglio) e ciò allo scopo di trasferire la misura della portata derivata a ridosso della nuova presa. L'occasione fornita dalla domanda della società Tre Fontane fu considerata propizia per costruire quanto progettato (seduta del Consiglio del 10 luglio 1970). I lavori iniziarono nell'autunno del 1970 e furono praticamente conclusi nella primavera del 1971.
Il percorso
La derivazione delle acque del Naviglio Grande Pallavicino si fa dal fiume Oglio dalla bocca ampliata dell'antica roggia Pumenenga fra Calcio e Pumenengo ora di metri 17,00 mediante una chiusa di legnami e grossi ciottoli attraversante il fiume, che si appoggia a sinistra al fondo di Casa Martinengo, ed a destra ad uno sperone in muratura.
L'andamento dell'incile della Cascina Ca' della Vigna è piuttosto regolare ed in direzione da tramontana a mezzogiorno, attraversa i territori di Pumenengo e Torre Pallavicina costeggiando quasi sempre in questa tratta la strada comunale detta Calciana; giunto alla detta cascina, con risvolto quasi ad angolo retto si dirige verso ponente passando presso Isengo, indi va piuttosto tortuoso riprendendo a poco a poco la direzione da tramontana a mezzogiorno, sempre fra campi coltivati nei territori di Ticengo, Cumignano, Genivolta e Mirabello ed infine passando fra mezzo all'abitato di Casalbuttano termina a poca distanza da questo borgo alla Cascina Grafignana, dove le residue acque danno origine ad altri due cavi cioè al Ciria Vecchia a destra ed al Canobbia Vecchia.
L'alveo del Naviglio per alcune tratte è incassato nel terreno ed in altre il pelo dell'acqua sovrasta al piano delle adiacenti campagne ed è contenuto da argini di terra. Per contenere entro limiti innocui le acque in tempo di piena è fornito il Naviglio alla sua origine di uno sfioratore alla sponda sinistra ossia verso il fiume; di un altro simile poco inferiore con attiguo scaricatore di fondo a sei porte e di un incastrone di traverso a otto porte, e più in basso dopo la confluenza del Naviglietto vi è un altro scaricatore di fondo a sei porte ed incastrone di traverso ad otto porte, prossimamente al quale è presente un casino che serve da magazzino.
Questi incastroni e scaricatori vengono regolati con l'osservazione di appositi idrometri che sono a tal uopo distribuiti nel corso di medesimo Naviglio, il primo al ponte-canale detto Formaggino o delle Vedrone che serve anche a misurare la competenza giusta la concessione; il secondo al ponte detto Portegazzo in Torre Pallavicina; il terzo al Gorgo Rotondo; il quarto ai tredici ponti ed il quinto a Mirabello.
La lunghezza totale di questo cavo dal suo incile all'estremità è di circa 35,850 chilometri, attraversato da 26 ponti-canali; 46 ponti-strada; 18 sifoni e 17 canali per il sovrappasso di questo ad altri cavi, la cui spettanza di manutenzione e genere di costruzione rilevasi dalle note a fianco di seguenti abbozzi di andamento; primeggia fra questi edifici il gran canale sostenuto da due archi detto Tomba Morta o Le Formose, mediante la quale le acque del Naviglio Grande Pallavicino sottopassano il Naviglio Civico di Cremona, rinnovata nel 1787 colla spesa di L. 25/m.
Lungo il corso il Naviglio viene impinguato da vari confluenti quali sono il Naviglietto di Calcio, il quale immette le sue acque alla sponda destra presso Cascina Castelle; le fontane Bobbio e Grumella, le quali unite in una sola asta immettono le acque parimenti alla sponda destra poco superiormente alla strada provinciale bergamasca fra Soncino e Gallignano; la Fontana Facina che si scarica alla sponda destra in prossimità alla Cascina Mancapane; il Naviglio Nuovo Pallavicino che si congiunge alla sponda sinistra poco inferiormente all'abitato di Cumignano nel punto detto Gorgo Rotondo. Inferiormente ad Isengo a destra si vede una testa di fontana detta Il Fontanone del Naviglietto le cui acque altre volte confluivano in questo Naviglio.
La portata estiva normale, compresa quella degli influenti e non computata l'acqua che si estrae superiormente al ponte delle campagne, località della misura della competenza, come si è detto, viene valutata prossimamente di once 600 cremonesi pari a mc 0,25 per minuto secondo. La distribuzione poi delle acque si effettua mediante 47 bocche delle quali 21 sono situate alla sponda destra e 26 a sinistra; oltre alle bocche derivasi, al ponte della strada provinciale cremasca presso Ticengo, il cavo detto Traversino di Geronda per inpinguamento del cavo Geronda, il residuo poi delle indicate estrazioni, all'estremità del cavo dividesi pressoché in due parti uguali dando origine, quelle che si rivolgono a destra al cavo Ciria Vecchia e quelle che volgono a sinistra al cavo Canobbia Vecchia.
Il Mulino Fiora
Nell'abitato di Cumignano operava un mulino da grano ricordato di proprietà del sig. Francesco Fiora (anno 1850). La sua costruzione sembra risalga al 1518, come risulta dall'istromento 14 febbraio di quell'anno (a rogito del notaio Giovanni Battista De' Groppelli di Cremona). I presidii della scarpa e della sponda della strada comunale, a valle dell'opificio, vennero costruiti per due terzi da Condominio e per il rimanente da proprietario del mulino.
La manovra delle paratoie di regolazione del mulino veniva condotta autonomamente dal proprietario provocando disagi agli utenti irrigui. Il livello dell'acqua a monte infatti subiva continue variazioni con conseguente modifica dell'acqua consegnata alle bocche del Naviglio Grande sovrastanti il paese.
Nel 1966 (con scrittura privata 16 aprile, reg. a Cremona il 20 al n. 6991 vol. 294 mod. II e trascritta a Lodi il 21 aprile al n. 2643 reg. gen. E 1733 reg. part.) il Consorzio ottenne di ridurre il salto da metri 2,10 a metri 1,85 e portata media 3,00 metri cubi al secondo.
Di conseguenza il Consorzio concordò con la proprietà che il mulino utilizzasse una sola delle due ruote con conseguente esecuzione, da parte del Consorzio stesso, di opere che permettessero alla parte di acqua non utilizzata per forza motrice di aggirare l'ostacolo. Il Consorzio inoltre si riservò la facoltà di condurre la regolazione del livello dell'acqua fissando la quota massima che il livello del Naviglio dovesse mai superare, segnalata da una targhetta in marmo sul muro di sponda sinistra del Naviglio.
La manutenzione delle originarie strutture del mulino rimasero a carico dell proprietà; al Consorzio fu attribuita la cura delle sole nuove opere. Sempre nel 1966 (con scrittura privata 16 aprile, reg. a Cremona il 20 al n. 6991 vol. 294 mod. II e trascritta a Lodi il 21 aprile al n. 2643 reg. gen. E 1733 reg. part.) il Consorzio ottenne di ridurre il salto da metri 2,10 a metri 1,85 e portata media 3,00 metri cubi al secondo.
Fonti
- AA.VV., Naviglio Grande Pallavicino, in http://www.consorzioirrigazioni.it - Consorzio Irrigazioni Cremonesi, per gentile concessione dell'ing. Stefano Loffi
Ultimo aggiornamento:
27/02/2018